01 marzo 2017
All’Istituto tecnico Marinoni di Udine si è tenuto uno storico incontro, un simbolico passaggio di testimone, tra gli ex studenti della 5A dell’allora Istituto Zanon, con sede in piazza Garibaldi, che hanno raggiunto il diploma di geometra nel 1946 e gli studenti delle classi 5A legno e 5Acat, diplomatisi poi a giugno del 2016. Un intervallo lungo 70 anni, nel quale i ricordi e le testimonianze dei geometri sopravvissuti hanno destato grande interesse nei giovani: una grande lezione di storia e, nel contempo, un
insegnamento di vita per chi si accinge a breve a entrare nel complesso mondo del lavoro di oggi. Un incontro non privo di una certa commozione.
Sono trascorsi 70 anni da quel mese di giugno del 1946 ma nella memoria dei geometri Fabbris, Zilli, Fantini, Ugo Sartori e Sergio DeLuca i ricordi dell’anno del diploma sono ancora vivi. “Nel 1946, l’anno successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale, eravamo in 40 studenti a frequentare la classe 5A: non tutti avevamo la stessa età”, racconta Sartori. “Infatti, già nel 1944 frequentavo la classe 5, ma ricevetti la ‘cartolina rossa’ e fui costretto a interrompere gli studi. Allora il Friuli e Udine facevano parte della Grande Germania: così fui arruolato nella Luftwaffe, l’aviazione militare tedesca, parte interante della Wehrmacht. Mi misero una divisa militare tedesca addosso e un fucile in mano, poi mi spedirono prima a Verona e poi a Coblenza. Da lì a combattere in Francia. Fatto prigioniero
dai francesi e messo a lavorare in un campo di concentramento nelle miniere sui Pirenei, sono stato via da casa 18 mesi. Quando sono ritornato mio padre non aveva mie notizie da oltre un anno. Ho ripreso gli
studi nel mese di ottobre del 1945 e nel primo compito di tecnologia ho preso un bel 4 !”.
Anche Fantini è stato arruolato dai tedeschi, ma è stato più fortunato, in quanto era distaccato sul Carso e non ha dovuto combattere: “Faceva molto freddo l’inverno” ricorda. “Poi la guerra è finita e sono rientrato casa che era primavera. Era una bella primavera! Sono ritornato a Udine a piedi, attraversando i campi, perché le strade erano pericolose e c’erano ancora i cecchini appostati sui campanili delle chiese che sparavano e io avevo la divisa tedesca addosso”.
I ragazzi che hanno assistito alla lezione davvero ‘magistrale’ confrontano i loro 19 anni con quelli dei ‘ragazzi del 1946’: un’altra era. “Quando frequentavo la scuola abitavo ad Osoppo”, racconta Fabbris, “e, per venire ogni giorno a scuola a Udine, con la bicicletta e con qualsiasi tempo, andavo a Gemona a prendere il treno e con il treno raggiungevo Udine. Non rientravo a casa mai prima delle quattro di pomeriggio”. I ricordi dei veterani si rincorrono: gli inizi della carriera professionale, il primo dopoguerra, la mancanza di lavoro. “Ho iniziato a fare il contabile in una ditta di ortofrutta”. “Io ho dovuto andarmene dal Friuli, sono emigrato in Francia a fare il muratore”. “Io sono andato a fare il contabile in una azienda agricola”.
Questa parte del racconto è molto più sentita, vicina ai ragazzi delle classi quinte che assistono alla lezione: anche loro sanno che trovare lavoro oggi è molto difficile e che dovranno adeguarsi, all’inizio, e percorrere anche strade diverse da quelle che hanno intrapreso con il corso di studi che stanno portando a termine. Però, il loro interesse cresce perché sono curiosi di sapere che sviluppo ha avuto la storia, la vita dei signori in cattedra.
“Negli anni ’50 sono andato a Milano e lì sono stato assunto come geometra capocantiere, ho lavorato nella costruzione della tangenziale sud. Mi avevano anche offerto di lavorare all’Eni. Ho sempre rifiutato le
raccomandazioni. Non ho mai chiesto piaceri a nessuno. Sono rientrato in Friuli e ho aperto un’impresa edile; all’inizio era costituita da me e un operaio; poi sono arrivato ad avere anche 60 dipendenti. Ho lavorato per le ferrovie e altri enti pubblici. Dopo il terremoto ho partecipato alla ricostruzione del municipio di Moggio Udinese. Durante la ricostruzione eseguivo appalti per conto del Genio Civile e per le Ferrovie…”.
Zilli, invece, nel dopoguerra, ha fatto un concorso ed è stato assunto nel Consorzio Ledra Tagliamento come geometra. All’interno del Consorzio ha lavorato per 45 anni, giungendo ad assumere il ruolo di direttore tecnico dell’ente. Ha una grande competenza e racconta ai futuri geometri la storia dei Consorzi di irrigazione nell’Italia prima e nel Friuli poi. Ricorda come il Friuli fosse una terra “assetata” povera di acqua, oltre ai fiumi, che erano a prevalente carattere torrentizio. Nella prima metà degli anni ‘50, c’erano
solo due rogge che attraversavano la pianura friulana e garantivano l’acqua ai campi: la roggia Cividina e la roggia di Palma, però avevano modeste portate di acqua.
Agli inizi del suo lavoro all’interno del Consorzio racconta: “Non c’erano molti capitali da poter investire per realizzare opere per l’irrigazione e così si doveva chiedere una parte dei soldi agli agricoltori per poter portare loro l’acqua nei campi. Ma, nonostante i danni che la siccità poteva provocare, fondi per questo tipo d’investimento, gli agricoltori non ne avevano, oppure erano molto restii ad anticiparli. Così si è proceduto per diversi anni. Poi, finalmente, sono giunti i finanziamenti da parte dello Stato e, quindi, dalla
neo costituita Regione. Abbiamo costruito impianti di irrigazione a scorrimento prima e a pioggia poi, andando a servire migliaia di ettari di superficie agraria”. Zilli riporta agli studenti, con grande precisione, gli
ettari di territori serviti dalle diverse tipologie di impianti che il Consorzio Ledra Tagliamento ha realizzato a partire dall’opera di presa sul Tagliamento realizzata in comune di Osoppo di cui ha seguito direttamente la costruzione.
Il racconto dei geometri anziani è stato ascoltato con sentita partecipazione dai giovani studenti e ha favorito una loro riflessione sul passato, che, nella sua attualità, può insegnare molto a pensare all’oggi.